La pro loco di Villaricca dice la sua sulla polemica aperta su...

La pro loco di Villaricca dice la sua sulla polemica aperta su Il Mattino da Francesco Durante, sulla lingua napoletana.

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Un angolo della sede della Pro Loco di Villaricca

“E’ arrivato un altro riconoscimento per la città di Napoli: il napoletano, con le sue parole, non è “un dialetto ma bensì una lingua”. A dirlo è l’UNESCO, tanto da riconoscerlo come patrimonio per l’intera umanità.” Queste sono le parole della giornalista Rosalia Gigliano della “Stampa del Mezzogiorno”, articolo pubblicato il 24 gennaio 2014, e questo è l’argomento di cui vogliamo parlare oggi. Un’ennesima volta la PROLOCO di Villaricca c’è. Siamo quattro volontari, Luisa Ferraro, Miriam Pepe, Francesco Topo e Luisa Tambaro che hanno voglia di dire la loro. Dopo la lettura degli articoli pubblicati negli ultimi giorni, sul giornale “Il Mattino”, ovvero “Impariamo il napoletano” di Francesco Durante, “Il napoletano va insegnato a scuola e diffuso in tv” di Pietro Gargano,giornalista e autore dell’Enciclopedia della canzone napoletana in sette volumi e “il napoletano imbastito dalla Rete” di Salvatore Palomba, poeta, saggista e presidente della giuria del “Premio Villaricca di Sergio Bruni”  giunta alla nona edizione, nonché amico del nostro presidente Armando De Rosa, è nato un dibattito inerente tale argomento e abbiamo deciso di inserirci anche noi in questa polemica. Noi giovani della pro loco riteniamo che il napoletano e in generale la cultura meridionale ha espresso e continua ad esprimere il meglio che c’è in Italia, tant’è vero che nel mondo quando si pensa all’Italia si pensa a Napoli, a Pompei, e poi Roma. Come detto all’inizio il napoletano è stato riconosciuto come lingua dall’UNESCO, che l’ha inserito nell’Atlante mondiale delle lingue in pericolo. In pericolo perché rischia di perdersi poiché la sua pronuncia non viene appresa leggendolo ma trasmettendosi di generazione in generazione solo oralmente. Ad oggi sono sempre meno quelli che sanno leggere o scrivere in napoletano, dunque bisogna che sia offerta ai giovani l’opportunità di poterlo leggere e scrivere per non compromettere un patrimonio linguistico e artistico che in gran parte testimonia l’identità e la cultura della gente napoletana, ma non solo. E’ ben risaputo che la canzone napoletana è studiata nelle scuole di musica in Giappone, a differenza dell’Italia. Ricordiamo il noto cantante napoletano Mimmo Angrisano che ha entusiasmato gli abitanti di Kagoshima e i tanti turisti accorsi per assistere al concerto “Omaggio a Napoli”. Un viaggio musicale attraverso le più rappresentativi liriche napoletane. Ad affiancare Mimmo, la stupenda voce e la coinvolgente presenza di Yasko Fujii, soprano giapponese. Degno di nota è stata l’esecuzione di Carmela (noto successo di Sergio Bruni e Salvatore Palomba), in cui i nostri artisti hanno omaggiato il Giappone con cui è nato un vero e proprio gemellaggio. Parlando della canzone napoletana non possiamo non tener presente Sergio Bruni, nome d’arte di Guglielmo Chianese, noto cantautore, chitarrista e compositore italiano a cui è stato anche dedicato un premio “Premio Villaricca Sergio Bruni”, ideato dallo stesso maestro Sergio Bruni e ripreso poi da Salvatore Palomba e istituito dal Comune e dalla Pro Loco di Villaricca, che dal 2003, per ben otto edizioni e la nona annunciata, ha omaggiato una delle voci più autentiche e significative della cultura napoletana nel mondo. Questo premio tende a promuovere e stimolare l’interesse per la lingua, la poesia e la canzone napoletana, per far riscoprire ai giovani non solo le proprie radici ma anche i valori fondamentali della loro cultura. Noi della pro loco riteniamo che bisognerebbe tener presente che conoscere approfonditamente la lingua napoletana è un modo per conoscere ciò che siamo. Se non capiamo questo l’unico esempio di napoletanità che rimarrà sarà quello della plebaglia, e l’unica immagine che rimarrà sarà quella che ci ripropongono i media quando strumentalizzano ed enfatizzano ogni evento spiacevole collegato a Napoli. La lingua, la cultura e le società napoletane sono di per sé il risultato della fusione di più culture infatti il modo di esprimersi del popolo si è modificato ed adattato alle varie dominazioni che si sono susseguite. Esempio di ciò è l’etimologia della parola arancia, un frutto succoso che in napoletano si chiama “Purtuallo”. Questa fantasiosa storia risale alla dominazione francese: i soldati, infatti, distribuivano periodicamente arance gratis alla popolazione, esclamando in Francese “pour toi!”. I napoletani, allora, accorrevano in massa a prendere “e purtuà” ed ancora oggi questo termine è usato nel linguaggio comune. A differenza di come molti pensano il napoletano, come l’italiano, è una vera e propria lingua con diverse regole e con una propria morfologia. Ad esempio una delle prime regole da ricordare è che le vocali, anche se non pronunciate, vanno sempre scritte. Tra le altre particolarità, tra i segni ortografici, che sono uguali a quelli della lingua italiana, si fa un largo uso dell’accento e dell’apostrofo. Insomma, noi siamo convinti che grazie alla determinatezza del Presidente della pro loco di Villaricca, il Dottor Armando De Rosa, insieme a noi volontari , Mimmo Angrisano e altri amici, prendendo parte a questo dibattito e continuando con attività locali a tener vivo il ricordo della canzone napoletana, possiamo contribuire in questo progetto per far si che la lingua napoletana sia riportata nelle scuole, essendo essa un bene immateriale nonché efficace e necessaria per ricordarci chi siamo e da dove veniamo.

 

 

 


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